palazo di TaorminaMESSINA: Il 3 gennaio u.s. a Taormina, nel salone dell’antico Palazzo Duchi di Santo Stefano (di proprietà comunale e sede della Fondazione Mazzullo) si è surrealmente tenuto un ricevimento privato, volto a festeggiare il compleanno di Giuseppe Caudo, membro del Cda della Fondazione, animatore del movimento politico Il Megafono nonché uomo di stretta fiducia del Presidente della Regione On.le Rosario Crocetta e perciò componente del suo ufficio di gabinetto. La festa privata ha registrato altresì la partecipazione del medesimo Presidente Crocetta e di altri big della politica.

Tale vicenda è assurta agli onori della cronaca giacchè oggetto di dure prese di posizione da parte di vari esponenti politici. Si è così appreso che quella festa di compleanno si svolse (almeno così pare) senza alcuna autorizzazione da parte del Cda della Fondazione (di cui, come detto, il Caudo è membro) ed in assenza del pagamento del compenso per la locazione della sala; nei saloni di quel Palazzo si celebrano solitamente le unioni civili ed il costo per il suo impiego può giungere sino ad 800 Euro da versare nelle casse comunali. Ma soprattutto parrebbe – stando a quanto dichiarato da alcuni consiglieri comunali di Taormina – che lo statuto della Fondazione Mazzullo non preveda la possibilità di organizzare ed ospitare in quei luoghi eventi di tal fatta.

Alfio Auteri, presidente della Fondazione Mazzullo, dice di aver autorizzato il ricevimento in buon fede, essendogli stata preannunziata la presenza dell’On.le Crocetta ed al fine quindi “di promuovere i buoni rapporti tra la città di Taormina ed il Presidente della Regione Siciliana”.

Insomma, in un momento in cui la collettività è sempre più chiamata a sostenere sacrifici, a veder ridotte le risorse destinate a pubblici servizi (sanità, formazione, cultura, etc.), si assiste in maniera surreale ed apparentemente illegittima a vicende quali quella di cui ci stiamo occupando, che non producono altro risultato se non quello di far sempre più aumentare la sfiducia e lo sdegno da parte dei cittadini nei confronti di chi è chiamato a gestire la cosa pubblica.

Se davvero i fatti – così come narrati e riportati – dovessero essere veri, ci sarebbe un danno economico procurato alla cosa pubblica, per quanto di modesta entità.

Ben più grave ed intenso sarebbe invece il danno in termini di abusi commessi da chi gestisce la cosa pubblica destinandola a finalità intimissime e private. Pratiche del genere, se confermate, meritano di essere condannate e spazzate via al fine di restituire alla collettività quella fiducia nelle Istituzioni che, altrimenti, andrebbe irrimediabilmente perduta.

Per questi fatti il Codacons, tramite gli avvocati Carmelo Sardella e Alessandro Patti dell’Ufficio legale Regionale , ha inoltrato un esposto al Procuratore della Repubblica di Messina ipotizzando i reati di abuso d’ufficio ex art. 323 c.p. e peculato ex art. 314 c.p., affichè si accertino le relative responsabilità.

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