Lo ha stabilito il tribunale di caltanissetta in favore di una giovane transessuale.
Potrà cambiare nome e anche sesso. È quanto stabilito dal Tribunale di Caltanissetta con una sentenza che ha autorizzato, tutto in una volta,  una giovane transessuale siciliana a modificare i propri dati anagrafici e i propri caratteri sessuali.
Tribunale Caltanissetta transessualeIl provvedimento è stato emesso dal collegio presieduto dai giudici Gabriella Canto (Presidente), Calogero Domenico Cammarata (Giudice) e Gregorio Balsamo (Giudice relatore est.).
La transessuale, assistita dall’avvocato Daniela Dell’Utri Dirigente Ufficio Legale Codacons Caltanissetta, ha affrontato un lungo e doloroso percorso terapeutico, che ha escluso l’esistenza di patologie psichiatriche e confermato la diagnosi di “disforia di genere”.
È la prima volta che il Tribunale di Caltanissetta, uniformandosi alla giurisprudenza della CEDU e ai principi fissati dalla Corte Costituzionale e dalla Corte di Cassazione, afferma che, per ottenere la rettificazione del sesso nei registri dello stato civile non deve ritenersi obbligatorio l’intervento chirurgico demolitorio e/o modificativo dei caratteri anatomici sessuali primari. Tale intervento, come si legge nella sentenza, può comunque  essere effettuato “nella misura necessaria e sufficiente ad assicurare alla persona il conseguimento della propria armoniosa identità”.
“La decisione del Tribunale Nisseno”, spiega l’avvocatessa Dell’Utri, appare molto significativa, non solo in termini di celerità e serietà nell’affrontare una tematica così delicata, ma soprattutto perché riconosce il diritto ad ottenere immediatamente la modifica anagrafica senza dover attendere i tempi della sanità e dei complicati interventi chirurgici. Inoltre”, conclude l’avvocato, “viene affermato il principio per cui la discrasia tra l’aspetto esteriore e la percezione del proprio sé  (la propria identità di genere) causa un danno al benessere psicologico della persona talmente grave che la necessità di ricomporre tale contrasto diventa, come si legge nella sentenza, una questione di vita o di morte”.
“Siamo soddisfatti per la decisione dei giudici che riconosce il diritto di ogni essere umano a trovarsi in armonia con il proprio corpo – afferma il Segretario Nazionale Codacons, Francesco Tanasi – Una  battaglia di civiltà vinta, che apre ora la strada ad altre cause e sentenze analoghe non solo in Sicilia, ma in tutta Italia”.

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