CATANIAChi rappresenta davvero i cittadini nei processi di riforma della sanità pubblica? È la domanda che ha spinto il Codacons e Articolo 32 – AIDMA (Associazione Italiana dei Diritti del Malato) a chiedere conto della nascita e del ruolo della cosiddetta Rete Civica della Salute, oggi coinvolta in accordi istituzionali con l’Università di Catania, l’ASP e l’Azienda Ospedaliero–Universitaria G. Rodolico – San Marco“. trasparenza sanità pubblica

Codacons e Articolo 32 – AIDMA chiedono trasparenza sui criteri di nomina e sul comitato dell’Università di Catania trasparenza sanità pubblica

I due organismi civici hanno depositato un’istanza di accesso agli atti presso numerosi enti pubblici, tra cui il Ministero della Salute, la Regione, l’ANAC, l’Agenas, il Registro Unico del Terzo Settore, l’Università e le aziende sanitarie coinvolte. Al centro della richiesta: la ricostruzione completa dell’iter amministrativo, giuridico e finanziario che ha portato alla nascita del Comitato paritetico per la Rete Civica della Salute, struttura oggi attiva nei processi di co-programmazione della sanità territoriale.

“Vogliamo sapere chi ha scelto cosa. Chi ha nominato il coordinatore della Rete? Con quale atto formale? Con quali criteri e con quali fondi pubblici?” spiegano le due associazioni, che rivendicano il diritto di accedere agli atti non solo come rappresentanti della cittadinanza attiva, ma per garantire che ogni passaggio rispetti la legge e che la partecipazione civica sia riservata ai soggetti legittimati, come previsto dalle normative vigenti.

Presentata un’istanza di accesso agli atti al ministero della salute, alla regione, all’università e ad altri enti pubblici: chi ha deciso cosa? Con quali fondi? Con quale atto?

Secondo quanto segnalato nell’istanza, la Rete Civica della Salute non risulterebbe iscritta al Registro Unico del Terzo Settore né qualificabile come ente legittimato a partecipare alla co-programmazione pubblica, condizione necessaria per sedere ai tavoli istituzionali previsti dal Decreto Ministeriale 77/2022 e dal Codice del Terzo Settore.

Per questo, Codacons e Articolo 32 – AIDMA hanno richiesto l’accesso a tutti i documenti chiave: dagli atti di nomina del coordinatore alle eventuali proroghe dell’incarico, dall’accordo sottoscritto tra gli enti alla struttura interna della Rete, fino ai capitoli di bilancio e all’elenco del personale incaricato.

L’obiettivo è fare luce su un processo che riguarda direttamente l’uso di risorse pubbliche e la legittimità delle rappresentanze civiche coinvolte. “Non è accettabile che realtà associative riconosciute e legittimate, presenti nel Registro Nazionale, vengano escluse” – sottolineano le organizzazioni – “mentre si affida un ruolo così delicato a un soggetto che, ad oggi, non risulta formalmente inquadrato come Ente del Terzo Settore”.

“Nel mirino – spiegano le organizzazioni – non c’è la Rete in sé, ma il processo decisionale che l’ha portata ad assumere un ruolo strategico all’interno di un’infrastruttura pubblica di rilievo, collegata anche all’attuazione della Missione 6 del PNRR e al nuovo modello delle Case della Comunità“.

“Non solleviamo accuse, ma poniamo domande precise. E ci aspettiamo risposte altrettanto chiare. In un sistema democratico, nessun ruolo può essere affidato senza regole. E nessun organismo può agire al riparo dalla trasparenza” – concludono Codacons e Articolo 32 – AIDMA.

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