CODACONS: CAMBIA IL NOME, MA LA SOSTANZA NO: IN TROPPI NE RESTANO ESCLUSI. LA MISURA È SOTTOFINANZIATA E NON RISOLVERÀ IL DRAMMA DELLA POVERTÀ IN ITALIA

Critico il Codacons nei confronti del Reddito di Inclusione, approvato definitivamente dal Consiglio dei Ministri. Nonostante gli annunci fragorosi del governo, infatti, per l’Associazione il nuovo strumento rappresenta nulla più di un’estensione del precedente Sostegno all’inclusione attiva.CDM decreto reddito

Un miglioramento si registra, certo: ma nella sostanza, le cose non cambiano.

CDM decreto redditoBasta fare due conti per capirlo. La misura si rivolge a una platea di 400 mila famiglie, pari a circa 1,8 milioni di persone. Siamo ben al di sotto del totale di quelle che versano in condizioni di povertà assoluta: senza parlare dei “poveri relativi” (2 milioni 734mila famiglie, e 8 milioni 465mila individui ), che a questo genere di strumento non possono affatto ambire. Una famiglia su 4, all’incirca, ne trarrà giovamento: poco, troppo poco.

Non si tratta affatto di una misura “universale”, come sarebbe necessario, nonostante quello che si affannano a ripetere alcuni autorevoli commentatori, non fosse altro che per lo stanziamento (assolutamente insufficiente) messo in campo. L’intero provvedimento dovrebbe costare 1,7 miliardi l’anno, destinati a crescere ad almeno 2 miliardi annui: ne servirebbero invece 7, secondo l’Alleanza contro la povertà, per intervenire concretamente nei confronti di tutte le famiglie in povertà assoluta. Ma ovviamente su questo punto il governo non ha fornito alcuna garanzia.

Per l’Associazione, era doveroso intervenire su un tema così importante ma questa soluzione non risolverà affatto il dramma della povertà in Italia. Dovremmo accontentarci di un altro “piccolo passo”, come dicono alcuni? Quando è in gioco la sopravvivenza, purtroppo, i “piccoli passi” servono a poco. O a niente.

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